ANNO 14 n° 119
Spunto di Vista, Mobbing, quando si verifica violenza psicologica sul lavoro
>>>> di Elisabetta Zamparini <<<<
23/01/2015 - 02:00

di Elisabetta Zamparini

VITERBO - In Italia la stima del numero di vittime del mobbing supera un milione e non c’è ancora una legislazione in merito chiara e definita. 

Secondo Harald Ege, psicologo del lavoro, ''il mobbing è una forma di terrorismo psicologico sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte dei colleghi o dei datori di lavoro nei confronti di una o più vittime''.

Lo scopo del mobbing è eliminare una persona scomoda, distruggendola psicologicamente e socialmente, provocando il licenziamento o la consegna delle dimissioni.

Ci sono vari termini per indicare l’abuso sui colleghi o dipendenti.

Il bossing, cioè il comandare, è attuato dall’azienda e pianificato per eliminare i dipendenti diventati scomodi, l’harassment, invece, si riferisce alle molestie sessuali.

In genere il mobbing si manifesta con una serie di azioni umilianti e dequalificanti per la persona, ripetute nel tempo e con frequenza di almeno di una volta a settimana.

Queste azioni aggressive distruggono la vittima a livello psicologico, sociale e lavorativo, costringendola all’isolamento, con effetti devastanti per la fiducia e la stima di se stessi.

I comportamenti vessatori che la persona subisce spesso portano a sintomi psicosomatici, stati depressivi o ansiosi. La vittima è sempre in una posizione inferiore rispetto al prevaricatore, un’inferiorità di status e non d’intelligenza che la porta a perdere stima di se stessa, il rispetto degli altri, la propria dignità e la rete di amici e colleghi.

Chi subisce si sente incompreso e senza una via d’uscita e spesso non sa come è arrivato in questa situazione; non di rado l’esito può sfociare in un suicidio.

Inizialmente il conflitto tra i lavoratori è percepito come normale e spesso non c’è una vittima designata, solo un forte desiderio di emergere. L’aggressore, in un secondo momento,può agire in modo molto violento sia a livello verbale che comportamentale e mettere in atto azioni mobbizzanti per paura di perdere il lavoro o la posizione guadagnata, per la voglia di fare carriera, per i vantaggi che ottiene dalla distruzione della vittima o per avere una valvola di sfogo.

La vittima soffre molto e inizia ad assentarsi spesso dal lavoro; se l’amministrazione non si rende conto del mobbing che sta subendo, i provvedimenti potrebbero essere inadeguati e la vittima si potrebbe convincere di essere lei stessa la causa di tutto.

Le azioni mobbizzanti provocano un forte stress, insonnia, depressione e spesso la diagnosi delle vittime coinvolte è la sindrome post traumatica da stress.

E’ evidente la necessità, sempre più imminente, di una regolamentazione giuridica che tuteli le vittime e sensibilizzi i datori di lavoro e le amministrazioni sulla pericolosità del fenomeno.

Se desiderate approfondire questo o altri argomenti ecco la mail a cui scrivere per suggerire i nuovi articoli della rubrica: elisabetta.zamparini@gmail.com





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